Nei mesi scorsi, siamo stati in molti a lavorare da casa. Per me non era una novità, ma tanti si sono trovati a sperimentare il lavoro da remoto per la prima volta.
Sicuramente le condizioni e il contesto potevano essere migliori ma, secondo i primi sondaggi e ricerche reperibili sulla rete, una quota tra il 25% e il 50% si dice interessata a proseguire con questa modalità di lavoro, almeno per una parte del suo tempo.
Per me è sempre stata una modalità di lavoro ottima per quelle attività che richiedono un po’ più di concentrazione, ma non lo avevo mai sperimentato per un periodo così prolungato. Al netto degli aspetti negativi che tutti abbiamo vissuto, l’esperienza è stata positiva:
ho risparmiato tutto il tempo necessario agli spostamenti e ho potuto gestire la mia giornata in maniera più flessibile: iniziavo a lavorare prima e mi potevo permettere delle pause più lunghe per fare un po’ di ginnastica, costruire una pista per le Hot Wheels con mio figlio, cucinare qualcosa di sfizioso
meno interruzioni, pur continuando a collaborare con tutti i miei colleghi, e penso che questo alla fine mi permetta di essere più veloce nel fare le cose
organizzare il mio lavoro: è incredibile quanto tempo si risparmia se si dedicano anche solo 20 minuti a fare un po’ di programmazione o a valutare com’è andata la settimana
più contatti con i nostri clienti, perché non c’era il problema delle distanze, anche solo per uno scambio di opinioni sulla situazione che stiamo vivendo
Nella mia azienda il lavoro da casa era già una prassi, una possibilità per tutti. Ma so che non è così dappertutto. Tante aziende non sono pronte per questo cambiamento.
Se vuoi continuare a beneficiare dei vantaggi del lavoro da casa (o da remoto) ma temi che non potrai farlo, probabilmente questo è il momento buono per avanzare una proposta ai tuoi superiori. Gli argomenti a sfavore, per i manager di aziende che non avevano una policy riguardo al lavoro da remoto, sono numerosi e qualcuno di essi potrebbe diventare la motivazione (fondata o meno) su cui si basa un diniego. Allora prima di affrontare la questione, dovresti provare a sviscerare questi temi.
La tua remote working station dovrebbe garantirti almeno il comfort e l’ergonomia dell’ufficio e dovresti preoccuparti della velocità e stabilità della tua connessione internet e della sicurezza della tua rete. Anche l’infrastruttura software conta: i principali provider di servizi cloud (es. Google o Microsoft) investono budget importanti per la sicurezza, ma se la tua azienda utilizza software di case più piccole o che si occupano prevalentemente di altro, dovresti porti il problema.
Non limitarti a pensare solo a casa tua! Puoi mantenere gran parte dei vantaggi del lavoro da remoto (e aggiungerne di altri), scegliendo un coworking: normalmente le soluzioni offerte tengono in considerazione questi aspetti.
Qui trovi una panoramica di TST2work, il nostro spazio di coworking a Trento.
La collaborazione tra persone di un team è un aspetto fondamentale per praticamente tutte le aziende. Tutti i framework agile e i metodi di smart working considerano la comunicazione diretta tra i membri del team come lo strumento di comunicazione più efficace. Dovrai assicurarti di poter essere raggiungibile dai colleghi, partecipare alle riunioni e lavorare con loro quando è necessario. Questo non significa essere stabilmente in video conferenza, ma dovresti trovare dei metodi per facilitare la comunicazione, e questo dipende dalle abitudini del tuo team.
Il “tuo capo” potrebbe pensare che comunicare con te e coinvolgerti possa richiedere uno sforzo aggiuntivo per i tuoi colleghi, per questo dovrai dimostrarti proattivo nel trovare soluzioni adeguate e aperto alle proposte.
Se la tua azienda e il tuo team applicano già modalità di lavoro smart o per obiettivi e gestisci una buona parte del tuo lavoro in autonomia, sarà piuttosto semplice affrontare questo aspetto.
Ma il lavoro di molte aziende è organizzato in maniera “reattiva”: quando arriva una cosa da fare, la si fa. Le persone sono in grado di gestire il flusso di lavoro in entrata e la direzione ha un piano di massima, però è difficile prevedere quando il lavoro arriva e quanto tempo e risorse occuperà.
Conciliare questo tipo di approccio con il lavoro da remoto può essere complicato o, almeno, può essere percepito come tale.
D’altro canto sappiamo una cosa: praticamente tutti gli studi sul tema ci dicono che, se una persona è competente, maggiori sono la sua autonomia e la sua responsabilità, migliori sono le sue performance.
Perché la tua richiesta di lavorare da remoto abbia qualche chance dovresti essere in grado di identificare almeno un ambito di attività di cui farti carico in maniera autonoma, in modo che i tuoi colleghi non se ne debbano occupare. Dovrebbe essere qualcosa che ti permetta di mantenere aggiornato il tuo responsabile e i tuoi colleghi, in modo che non risulti “fuori controllo”.
Shit happens, lo sappiamo bene. Se succede qualcosa che richiede la tua presenza in ufficio per un periodo più o meno lungo, sarai in grado di esserci?
Quanto costa un lavoratore da remoto? La tua azienda dovrà sostenere dei costi aggiuntivi? Le aziende che hanno policy strutturate per il lavoro da remoto si fanno normalmente carico di una serie di cose (pc, schermo, licenze e abbonamenti software, scrivania e sedia, ecc), però hanno costi molto contenuti per le loro sedi. Si può dire lo stesso nel tuo caso? Cerca di considerare questo aspetto, ma cerca di porre l’attenzione sul tema della produttività. Se sei più produttivo, anche a fronte di qualche costo in più, la tua azienda potrebbe comunque avere un vantaggio.
E’ raro che un lavoratore si occupi di un processo dall’inizio alla fine. Normalmente, le nostre attività seguono o precedono quelle di qualcun’altro. Usiamo il prodotto del lavoro dei nostri colleghi o gli altri utilizzano quello del nostro. Pensa a come potrai continuare ad occuparti delle tue attività fuori dall’ufficio senza che i vostri processi di lavoro debbano essere stravolti. Se c’è qualcosa che dovrebbe necessariamente cambiare, trova una soluzione percorribile e valuta il cambiamento con i diretti interessati.
Come impatterà la tua assenza, anche se solo fisica, dall’ufficio? Prova a parlarne con i tuoi colleghi. (se ti dicono che staranno molto meglio, avrai un argomento in più con il tuo manager, ma forse non dovresti usarlo…)
Se approfondendo questi aspetti, pensi che la tua proposta possa richiedere un cambiamento significativo per la tua organizzazione, valuta se questo può avere una ricaduta positiva anche sui tuoi colleghi, sul tuo capo e sull’azienda e in che termini: avrai bisogno degli alleati. Se nemmeno tu riesci a definire questo aspetto, sarà difficile che venga accolta.
Se ci riesci, tieniti pronto ad adottare un approccio “light” e iterativo, ovvero prova ad introdurre un cambiamento alla volta e abituati a valutarne l’impatto, a parlarne con i tuoi colleghi e manager e a tenere traccia di quello che “imparate”. In questo modo la tua esperienza potrà diventare patrimonio del tuo team e dell’azienda.
Se il lavoro da remoto ti fa essere più produttivo ed efficace, se pensi di risparmiare tempo, se ti fa vivere meglio, considera come questo cambiamento impatta sugli altri e cerca di trovare il modo perché sia positivo anche per le persone con cui lavori. E per il “tuo capo”.
In questa newsletter vogliamo parlare di un nuovo approccio al lavoro. Non solo smart e digitale ma anche, e soprattutto, nuovi modi di organizzare e gestire attività e flussi, alla ricerca di maggior benessere e soddisfazione di clienti, lavoratori e organizzazioni.
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