Occuparsi di comunicazione è un’operazione sempre più complessa che coinvolge diverse competenze, tecnologie e linguaggi che agiscono in scenari in perenne mutazione.
Il mestiere del comunicare vive anche di tendenze dominanti a cui spesso ci si accoda come per raggiungere una “comfort zone” facilmente gestibile e riconoscibile. Non mancano i confronti e le contrapposizioni tra modelli comunicativi: le parole contro le immagini, i social contro le vie più tradizionali.
E si potrebbe continuare scendendo nello specifico di ogni aspetto.
L’alternativa è guardare alla comunicazione dalla prospettiva del contenuto da costruire e veicolare: un approccio “globale” che considera le parti di un progetto come elementi di un insieme armonico da raggiungere, on line e off line.
Gestire i contenuti è un’azione globale. Include invece di escludere. Connette più che separare. Contamina e non oppone.
Per questo occorre una visione d’insieme che consideri il progetto come una totalità di scelte guidate tutte dalla necessità di essere chiari, coinvolgenti e attrattivi.
Occorre:
Il contenuto da comunicare non può prescindere dallo studio della struttura con cui presentarlo, testi e immagini fra tutti, e deve valutare anche il contesto di ricezione dei messaggi. Ma oggi la gestione dei contenuti si occupa in particolare di costruire terreni di relazione tra le persone: mondi e luoghi on line e off line che si riempiono di significati e valori da condividere.
Il lavoro sui contenuti prevede una grande capacità di visione e una direzione chiara dello sguardo comunicativo.
Chi si occupa della costruzione dei contenuti è bene conosca i vari linguaggi, così come i mezzi necessari per realizzare la strategia comunicativa: una sorta di regista che ha confidenza con tutto ma, in particolare, con due momenti della progettazione dei contenuti.
Il primo passo inizia con una nuova forma di ascolto dei clienti che necessitano di un progetto comunicativo: sapere con consapevolezza chi si è resta fondamentale per parlare con chiarezza di sé.
Occorrono allora domande nuove per rivelare quei dettagli da trasformare in contenuti e voci riconoscibili. Un vero e proprio dialogo
“maieutico” che rivela l’identità da trasformare in comunicazione.
Ma anche conoscere a chi parlare è determinante per una comunicazione che sia un vero e proprio spazio di relazione. Solo così favoriamo l’identificazione e il coinvolgimento emozionale.
La visione globale del contenuto guida le scelte concrete, determina il lavoro sui testi e sulle immagini e favorisce la corretta selezione di linguaggi e mezzi di comunicazione. La globalità progettuale richiede un approccio estetico e funzionale insieme, in cui i contenuti diventano efficaci perché capaci di presentare informazioni con attenzione al contesto di ricezione, valorizzare la ricchezza espressiva dei vari media e generare relazioni fertili con gli utenti finali.
È forse l’immagine che più mi aiuta a rendere l’idea del ruolo dei contenuti nel mondo della comunicazione.
La gestione dei contenuti produce delle vere e proprie sceneggiature. Ciò che scegliamo di comunicare si organizza attorno a parole, immagini, voci, modi, tempi e luoghi della loro fruizione. Tutto diventa intreccio che funziona perché le sue parti sono connesse secondo una logica comunicativa e servono all’obiettivo finale: dire con chiarezza, produrre una mappa di senso unitario e armonico che si affida ai dettagli e si sviluppa, strategicamente, attraverso media diversi.
I contenuti ben pianificati e organizzati sono la base su cui ogni professionista sviluppa la sua parte, agisce nel proprio settore con la chiara visione della meta, dà forma ad ogni aspetto consapevole del discorso generale.
Solo così ogni aspetto sarà così al servizio dell’intero progetto comunicativo che si fa bello, utile e funzionale.
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