Quanto incidono le differenze tra diverse culture sul successo di una strategia per l’internazionalizzazione,
specie se questa si basa su un investimento diretto estero (IDE) rispetto al più semplice export?
In questo ambito gli studiosi parlano di gestione delle risorse umane internazionali (l’acronimo in inglese è l’IHRM), cioè all’insieme di attività necessarie per organizzare, formare e sviluppare le risorse umane, per aumentare le performance (la produttività) e in definitiva raggiungere gli obiettivi aziendali.
Evidentemente l’IHRM varia a seconda delle culture interessate; ad esempio se un’azienda italiana delocalizza parte della produzione in Cina e non tiene conto delle sostanziali differenze valoriali tra le culture, la possibilità di un fallimento sarà molto maggiore.
Adottare quindi anche una direzione delle risorse umane che affronti questi aspetti è una discriminante essenziale per il successo della strategia di internazionalizzazione; ciò vale soprattutto per le aziende meno dimensionate (le PMI) perché l’incidenza delle competenze e delle capacità individuali sono molto più impattanti che non nelle grandi imprese.
Risulta necessario quindi sviluppare il capitale umano completandolo con le competenze mancanti.
L’importanza di valorizzare le differenze culturali non è un fenomeno recente.
Ad esempio, IBM già negli anni ‘70 si domandava perché le sue filiali erano gestite in maniera differenziata nei vari stati del mondo, sebbene venissero applicate le medesime norme e procedure. Organizza quindi dei percorsi specifici destinati ai team che lavorano con persone di culture diverse o che stanno per andare all’estero al fine di aumentare la consapevolezza delle differenze culturali per superare eventuali divergenze ed ottenere la massima efficienza.
Anche DHL è consapevole della diversità da zona in zona nei livelli di organizzazione e nella produttività e ha istituito un comitato per guidare i progetti a livello locale e per considerare i trend nelle diverse regioni del gruppo.
Questo aspetto non riguarda solo le grandi multinazionali, ma tutte le aziende con dipendenti provenienti da diversi contesti culturali. Quindi anche le PMI devono comprendere che ogni Stato è diverso dagli altri e se decidono di affacciarsi al mercato globale, soprattutto se si opta per gli IDE, per avere successo negli affari risulta necessario considerare non solo la normativa vigente, ma anche la cultura.