La headline in Linkedin. Seconda Puntata - Trentino Social Tank
La headline in Linkedin
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La headline in Linkedin. Seconda Puntata

LA HEADLINE È LA TUA PROPOSTA DI VALORE.

Dopo aver introdotto il tema della headline nell’articolo precedente, oggi parliamo della proposta di valore, o value proposition per gli amanti degli inglesismi: è un claim, uno slogan che racchiude in sé uno o più prodotti o servizi che rappresentano un valore per un segmento ben preciso di clienti, le tue personas, appunto. Risponde alla domanda: “perché i miei clienti, o i miei potenziali datori di lavoro, dovrebbero scegliere proprio me?”.
Per questo, prima di iniziare a scrivere la headline dobbiamo lavorare sulle nostre personas, perché sono loro che ci devono scegliere. E sceglieranno noi piuttosto che altri se riusciremo a far loro capire 3 cose:

  1. Che abbiamo ben presente quali siano i loro problemi
  2. Che abbiamo la soluzione per loro
  3. Che siamo diversi dagli altri

Riuscirci vuol dire rendere chiaro il nostro valore per chi ci legge, ovvero per coloro che vogliamo ci leggano, e può fare la differenza tra essere invisibili o ricevere una richiesta di collegamento in target. E da questa richiesta possono nascere tante cose, ma lo vedremo nei capitoli successivi, non voglio mettere troppa carne al fuoco ora.
Come sempre, per aiutarci a scrivere la headline possiamo rivolgerci a un canvas, nell’esempio qui sotto te ne propongo uno molto semplice con tre sezioni: “Target”, Soluzione” ed “Elemento distintivo”.

Una volta compilate tutte le sezioni, magari con l’aiuto di qualcuno che ti fa da controparte (anzi togliamo pure il “magari”), avrai tutti ciò che ti occorre per scrivere la tua proposta di valore, la headline, appunto.

Come ha fatto Roberta Zambelli, la persona di cui abbiamo preso a prestito i canvas.

Una volta scritto il nostro “sommario”  non è finita. Anzi, adesso viene la parte più difficile, ovvero quella in cui non ci dobbiamo affezionare ed essere pronti al cambiamento.

L’importanza di essere growth hacker

Una volta scritta la tua headline c’è poco da tergiversare, va pubblicata e basta. E una volta completate le altre sezioni del profilo siamo pronti per iniziare a pubblicare contenuti. Perché sì, pubblicare contenuti è essenziale se vuoi sviluppare relazioni su questa piattaforma. Non è questo il capitolo dedicato a questo tema, lo anticipo per due motivi: prima di tutto perché sono un po’ sadico e mi piace immaginare la tua smorfia di ansia quando hai letto “pubblicare-contenuti”. Ma il motivo più importante è che “parlare” su LinkedIn vuol dire esporsi, ed è anche l’unico modo per capire se la nostra strategia funziona veramente, e con essa la nostra headline. Insomma, pubblicando contenuti potrai prendere una posizione e renderla nota al tuo pubblico, che a sua volta avrà la possibilità di reagire in vari modi, o nel peggiore dei casi di non reagire per niente. In ogni caso il tuo pubblico ti darà dei dati che starà a te analizzare, in un’ottica di test continuo. Perciò dico che devi essere growth hacker, perché devi essere sempre pronto o pronta a cambiare la tua headline, e con essa la tua strategia, non appena i dati te lo diranno.

Ti faccio un esempio. Un tempo all’interno del mio sommario avevo inserito il titolo di “Project Manager”. In realtà io non sono propriamente un project manager, o perlomeno non è un aspetto del mio lavoro che mi interessa promuovere qui su LinkedIn. Però sai, lo sentivo come una parte di me e facevo fatica a scrollarmela di dosso. Beh, quando ho visto che la trecentocinquantesima persona mi scriveva “ti ho chiesto il collegamento perché ho visto che sei un project manager” mi sono deciso, finalmente, a togliere quel titolo dalla mia headline. Ok forse non erano proprio trecentocinquanta, ma il senso è quello.

Scrivevo contenuti che riguardavano la formazione, soprattutto nell’ambito del digital marketing. Ma le persone mi chiedevano il collegamento perché vedevano che ero un PM. Beh, c’era qualcosa di profondamente sbagliato. L’importante non è essere perfetti, ma saper riconoscere i dati che ci dà la nostra rete per cambiare la nostra strategia in corsa, in modo agile, proprio come fa un growth hacker.

La tua headline è come un paio di jeans nuovi

Hai presente quando ti provi un paio di jeans nuovi? Magari ti piacciono molto, ti stanno anche bene. Però non li senti ancora tuoi. Ma ti piacciono, ci fai una scommessa sopra, che magari comprende la promessa di non ingrassare nei mesi futuri. E alla fine getti il cuore oltre l’ostacolo, vai alla cassa e fai l’acquisto. 

Ecco, con la headline è lo stesso. Metti tanta energia per pensare al target, fai fatica per tirare fuori i tuoi valori, per comprendere quello che ti rende davvero unico/a. E adesso, finalmente, ci sei. Hai tutto per uscire dal guscio e dichiarare al tuo pubblico chi sei, cosa fai e perché dovrebbero scegliere proprio te. Lo so cosa stai pensando…”sì ma aspetta…l’ho appena capito…e poi quella cosa lì la so fare ma non sono proprio un professionista…non ho così tanta esperienza…e se mi mettono in difficoltà”…eccoci, siamo davanti alla sindrome dell’impostore. Cos’è? Un bias cognitivo che ci fa credere di non essere nel posto giusto, di non meritarlo veramente quel posto. Di essere impostori, appunto. 

Un po’ come il primo giorno in cui indossi i nostri nuovi jeans fuori di casa. Finché eri in negozio, nel camerino era un conto. Ora però ti vedono tutti, e ti senti osservato. Sembra che gli altri riescano a cogliere il tuo disagio. La soluzione? La sai, stare in mezzo alla gente e aspettare che i jeans si aggiustino sulle tue gambe, prendano la tua forma. E già li senti più tuoi. La prima volta che ti fanno un complimento poi, diventano subito i tuoi preferiti. Ecco, con la headline è lo stesso, devi provarla un po’ per  sentirla tua. Usala come il tuo biglietto da visita, serve a quello. Sarà il tuo pubblico a darti un giudizio (più avanti vedremo come nel capitolo dedicato alle relazioni).

Facciamo il punto

Adesso che hai letto forse stai pensando che non è semplice creare un profilo efficace in LinkedIn, visto che solo per scrivere la prima parte bisogna fare tutta questa fatica. 

Lo so che suona un po’ evangelico, ma “fare le cose facili” non serve a niente. Compilare il tuo profilo come se fosse un curriculum vitae non ti porterà da nessuna parte. E allora, prima di passare al prossimo capitolo proviamo a rivedere ciò che va fatto punto per punto:

1. Scegli un settore, quello dove hai maggiori skills da offrire, e dove ti piacerebbe lavorare. Non dire “mi va bene qualsiasi lavoro”.

2. Individua il tuo target con il metodo delle personas. Cerca di capire i loro obiettivi e i loro problemi, che linguaggio utilizzano, ma soprattutto che tipo di persone o soluzioni cercano.

3. Verifica che siano presenti su LinkedIn (guarda il capitolo sulle Buyer Personas) e osserva il loro comportamento e atteggiamento. 

4. Rifletti su chi sei tu, su ciò che ti rende unico/a (ci sono migliaia di professionisti su questo social, confonderti con loro non è mai una buona idea).

5. Definisci la tua proposta di valore, ovvero la tua headline. Cerca di tenere conto di quanto abbiamo detto in questo articolo e quello precedente.

6. Completa il tuo profilo e inizia a pubblicare contenuti coerenti con i punti precedenti.

 

 

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Questo articolo è preso dal contributo che ho dato al libro di Francesco Canuti “Crescere con LinkedIn”. Dove oltre alla headline si parla di molto, ma molto altro. Se ti interessa qui trovi il link per vederlo.  

 

 

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