DA OBBLIGO DI LEGGE AD ASSET COMPETITIVO.
E’ questo l’interessante e originale punto di vista proposto da Antonello Soro – Presidente del Garante per la protezione dei dati personali – circa l’introduzione del Regolamento europeo 2016/679, che ridisegna buona parte della normativa sulla privacy introdotta in Italia ormai più di vent’anni fa. A favorire la condivisione del punto di vista di Soro è la sempre maggiore consapevolezza e valore che ognuno di noi assegna ai propri dati, vero e proprio asset nell’era del digitale. Una recentissima indagine di Accenture, evidenzia che l’Italia è tra i dieci Paesi al mondo più colpiti dai crimini informatici: nel 2017, i costi del cybercrime sono cresciuti del 23% rispetto al 2016, arrivando a superare i 10 miliardi di euro. Per queste ragioni, la sicurezza dell’ecosistema digitale costituisce un obiettivo strategico del nostro Paese e la protezione dei dati e dei sistemi ne rappresenta il presupposto principale, il primo e più efficace strumento di contrasto a queste forme di criminalità. Infatti il nuovo regolamento europeo nasce con l’obiettivo dichiarato di realizzare un “clima di fiducia per lo sviluppo dell’economia digitale in tutto il mercato interno”, promuovendo “la certezza giuridica e operativa non solo per le persone fisiche ma anche per gli operatori economici e le autorità pubbliche”.
Le principali novità del Regolamento sono l’individuazione della figura del Responsabile della protezione dati (Rpd) – con funzioni preventive e formative e non solo di controllo -, una maggiore responsabilizzazione del titolare della protezione dei dati e dal inasprimento delle sanzioni, che potranno raggiungere, nei casi più gravi, il 4% del fatturato. Tutto ciò con l’intenzione di determinare un processo di introiezione della disciplina, utile, più di ogni altra misura, a prevenire le violazioni dei diritti dei cittadini, diffondendo quella “cultura della privacy” utile e necessaria, soprattutto, a garantire lo sviluppo e l’introduzione delle innovazioni tecnologiche.
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