L’e-commerce per la spesa di tutti i giorni - Trentino Social Tank
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L’e-commerce per la spesa di tutti i giorni

I TREND DEI CONSUMI

Due dati mi hanno incuriosito nei giorni scorsi: Amazon sta’ assumendo 80mila persone, Wal mart – che sta svoltando in modo deciso sul commercio elettronico – altre 150mila e il 75% gli ordinativi fatti nelle settimane dell’emergenza COVID, sono stati effettuati da persone che per la prima volta utilizzavano l’e-commerce. Solo in Italia, nel 2018, l’e-commerce “pesava” per circa il 10% dei consumi totali, in forte crescita rispetto agli anni precedenti, e accoppiata ad una diminuzione dei consumi complessivi. Visto che la misura dei consumi è in denaro, si potrebbe pensare, un po’ grossolanamente, che l’e-commerce ha contribuito alla riduzione del valore dei consumi, perché offre la possibilità di acquistare lo stesso prodotto ad un prezzo più basso.

Prodotti economici e originali?

Posto che questa considerazione è tutta da dimostrare, è vero però che è convinzione comune che i prodotti acquistati sulle piattaforme dell’e-commerce costino meno dello stesso prodotto acquistato in negozio; anzi: “devono” costare meno. Non entrerò in spiegazioni che ci porterebbero lontani dal senso di questa mia riflessione, ma diciamo che questa convinzione comune è quella che ha supportato più di altre la crescita dell’e-commerce, oltre a quella, ormai ovvia, di poter concludere gli acquisti in ogni ora del giorno e della notte.
Altro fattore di successo è quello di poter acquistare prodotti, specie alimentari, che usualmente non si trovano sugli scaffali dei supemarket locali: se nelle città periferiche del nord Italia è difficile trovare il burro d’arachidi, su Amazon ne puoi scegliere tra una decine di marche e con tempi di consegna ridotti ormai a tre giorni. Allo stesso tempo, se vuoi un dolce di Iginio Massari e abiti a Londra, lo puoi ottenere ad un prezzo accettabile e in pochi giorni anche se l’ordine non parte da Buckingham Palace. Lo stesso ragionamento vale per miriadi di piccolissimi artigiani che tutti i giorni vendono i loro prodotti handmade su Etsy e che grazie all’e-commerce hanno potuto sostituire il mercatino delle pulci sotto casa con il ben più sfidante (e complesso) mercato globale. Allo stesso ragionamento possiamo aggiungere i piccoli produttori di olio, vino e insaccati o di altri alimenti facilmente conservabili e trasportabili. Tutto questo è ciò che sostanzia e facilita l’affermazione dei prodotti glocal.

Più esperti e più consapevoli.

All’aumento dell’e-commerce, si è accompagnato il dato in forte crescita (in doppia cifra) del consumo di prodotti legati a stili di vita attenti alla salute e all’ambiente come il biologico e il chilometro zero. Non sono sicuro che questa tendenza rimarrà invariata anche dopo questa emergenza, ma i segnali su vendita di farine e lieviti fa pensare che un po’ tutti ci siamo sperimentati con l’arte della panificazione e della pizza: mettere le mani in pasta dovrebbe almeno ri-consegnarci un po’ più di competenze nel riconoscere la qualità alimentare. In questo senso, i pizzaioli e panettieri più capaci e attenti non dovrebbero essere troppo allarmati, perché è probabile che il cliente più preparato e consapevole sulla qualità alimentare sappia poi distinguere una “buona pizza” da una scadente, così come un buon pane da uno cattivo. E anche pronto a pagare quella maggiore qualità.

Buono, pulito e giusto.

Ad una maggiore attenzione alla qualità alimentare fa spesso coppia una maggiore attenzione a chi produce quell’alimento, e a quanto questo venga equamente remunerato, nella convinzione che guadagnare il giusto è l’incentivo principale a produrre con una qualità sempre più alta. Slow Food ha racchiuso sapientemente questi concetti nel loro famoso claim buono, pulito e giusto. Sul concetto di equamente remunerato ci sarebbe molto da discutere, ma è indubbio che per la piccola azienda agricola biologica, avere a che fare con la GDO è spesso un’impresa impervia se non proprio impossibile, sia per prezzo che per quantità da garantire.

Il prodotto alimentare fresco è pronto per l’e-commerce? 

Ma cosa c’entrano l’e-commerce, l’attenzione ai prodotti alimentari di buona qualità, i piccoli produttori e l’emergenza COVID-19? Forse poco o forse molto, ma è vero che nelle ultime settimane nelle nostre città c’è stata un’impennata delle consegne di prodotti alimentari freschi: frutta, verdura, uova, carne e formaggi avvenuta sia per merito dei negozi di ortofrutta e delle macellerie che direttamente dai piccoli produttori, magari abituati ad intercettare la propria clientela retail nei mercati settimanali. Le modalità di ordine e pagamenti sono però ancora abbozzati e un bel po’ macchinosi se paragonati alle moderne piattaforme di vendita on-line, e l’impegno richiesto al cliente specie se ancora non del tutto motivato ne determina, di per sé, una preferenza all’acquisto tradizionale.

E dopo?

Se l’abitudine all’acquisto on-line sarà confermato anche dopo il periodo di emergenza, sarà un’opportunità di sviluppo e affermazione per le piccole aziende agricole biologiche nel far apprezzare i loro prodotti freschi e realmente a chilometro zero se svilupperanno un’interfaccia con una clientela ampia, magari già istruita, sensibile e comprensiva su qualità alimentare, rarità del prodotto, stagionalità e giusto prezzo, ma ormai insofferente alle carenze tecnologiche. Ma sarà inevitabilmente anche l’occasione per rivedere il modello dei negozi tradizionali, in cui l’abilità e la competenze specifiche di negozianti e commessi diverranno determinati; passare dal concetto di addetta vendita a personal shopper – che magari sa pure personalizzare il capo (fare un orlo) – non sarebbe un bel modo per fronteggiare l’incedere della vendita online nel fashion? Come poi andrà ottimizzato l’aumento del traffico da e-commerce tra mezzi inquinanti, viaggio a vuoto e autisti sottopagati sarà un bel grattacapo, ma gli ingegneri si chiamano così per un motivo preciso.

Ancora una volta: insieme, con caparbietà e ingegno, ce la faremo!


 

 

 

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