Il campo di applicazione degli studi sull’internazionalizzazione delle imprese si è per lungo tempo concentrato sulle aziende di grandi dimensioni, che però presentano dinamiche di sviluppo difficilmente applicabili nelle micro, piccole e medie imprese. Tuttavia, sono proprio queste ultime – che per numerosità rappresentano più del 95% delle imprese complessive – quelle che si sono maggiormente affacciate a questa strategia negli ultimi anni, approfittando anche delle politiche di incentivazione pubblica promosse dal MISE.
Proprio in considerazione di questo, abbiamo chiesto a 100 managers di altrettante imprese trentine che hanno sviluppato una strategia di internazionalizzazione se e quanto erano concordi con le conclusioni cui sono arrivati i principali studiosi della materia in merito alle precondizioni organizzative e finanziarie che contribuiscono ad una buona riuscita di un piano di internazionalizzazione; questi hanno riscontrato come i “casi di successo” tra le PMI, presentassero alcune caratteristiche comuni: poter disporre di un prodotto (o un servizio) di recente innovazione, ovvero essere in grado di proporre sui mercati internazionali novità introdotte da non più di tre anni, poter contare sulla collaborazione di managers che abbiano maturato significative esperienze all’estero, ai quali, specie nei primi due anni, riservare una retribuzione fiduciaria e non collegata alle vendite; inoltre le micro e PMI che raggiungono buoni risultati sui mercati esteri hanno a disposizione una dotazione di cassa sufficientemente robusta, dato che l’export – che è solo una delle tecniche di internazionalizzazione, ma di gran lunga la più utilizzata tra le PMI – impegna una quota consistente di liquidità specie nelle fasi iniziali, ad esempio per la partecipazione a fiere internazionali o per finanziare campagne pubblicitarie o anche solo per rifare il packaging o il sito internet. Infine, la quarta precondizione è aver formalizzato e condiviso con i collaboratori la strategia di internazionalizzazione, avendo quindi definito tempi di realizzazione, indicatori e distribuzione delle responsabilità; in particolare più di uno studio sottolinea come ci sia una correlazione positiva tra numero di meetings con i collaboratori e il successo della strategia.
In altre parole, cosa ti serve per ridurre i rischi se vuoi sviluppare un mercato estero? Devi avere un’innovazione pronta, presentata da persone esperte e con le quali hai un rapporto di fiducia e devi aver coinvolto nel processo tutta la tua organizzazione, compresi gli investitori o i tuoi finanziatori.
Dall’analisi delle risposte che ci hanno concesso i managers, emerge una sostanziale concordia che queste quattro precondizioni (a cui se ne aggiungono altre ovviamente) favoriscano il successo di una strategia di internazionalizzazione. Tuttavia emergono anche aspetti da migliorare: su tutti, la collaborazione con le organizzazioni che si occupano di ricerca. Per buona parte degli intervistati infatti, collaborare con queste organizzazioni (spesso enti di emanazione della PA) non è per niente agevole, tanto che, alla domanda attinente, 3 managers su 10 rispondono che con questi enti “non ci collaboro e non ho intenzione di collaborarci”. Il tema, non certo nuovo, è capire come ricucire la distanza tra la ricerca di base e le esigenze delle PMI, visto che sono ancora poche quelle che possono permettersi di investire le somme in ricerca e sviluppo oggi necessarie allo sviluppo di prodotti in grado di competere nei mercati internazionali, nei fatti quel 3% dei ricavi indicato dai più quale soglia minima da destinare alla R&D. Resta da valutare, a questo proposito, se i cluster tecnologici riusciranno a sviluppare il loro mandato su questo versante, riuscendo al contempo a far collaborare le grandi con piccole e medie imprese su progetti di ricerca di comune interesse, senza che le prime assumano posizioni dominanti o, nel peggiore dei casi predatorie, un rapporto di alterità che ha spesso contraddistinto la vita dei “distretti industriali” e in parte ne ha minato l’efficacia.
Altri aspetti sul tema dell’internazionalizzazione delle PMI meritano qualche riflessione e le racconteremo nei prossimi approfondimenti:
Infine affronteremo il delicato tema dello sviluppo delle competenze e capacità dell’organizazzazione in grado di accompagnare e accelerare il progetto di internazionalizzazione, perché ciò che ci insegnano le esperienze di successo è che per vincere sui mercati globali non basta certo affidarsi al “talk in English and think as an American”.