In Italia si sente sempre più spesso parlare di lavoro agile, tanto che l’attenzione verso modalità di lavoro “smart” sta crescendo: secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano gli smart worker in Italia sono circa 570.000, dei quali la maggior parte lavora in aziende di grandi dimensioni.
Capire cosa si intende con il termine Smart Working non è però solo un esercizio di stile, ma evidenzia la complessità di un fenomeno che è ancora in divenire.
L’Osservatorio del Politecnico di Milano lo descrive come ”una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. Da un punto di vista normativo, il lavoro agile viene invece disciplinato dalla legge n. 81/2017, che lo definisce come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa” questo “allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.”
Ma quali sono i vantaggi per un’azienda che sceglie di promuovere al proprio interno lo smart working? L’Osservatorio del Politecnico di Milano ne evidenzia alcuni:
Con la diffusione del Coronavirus, lo smart working è diventato la modalità di lavoro di molte organizzazioni. Ma se un’azienda vuole che questo strumento non sia solo un ripiego ma un vero e proprio volano di sviluppo, gli investimenti che si rendono necessari non sono sempre di di banale entità.
Alcune regioni hanno previsto dei bandi ad hoc per agevolare le imprese in questo percorso di cambiamento. In Provincia di Trento è invece attiva una misura del documento degli Interventi di Politica del Lavoro che permette alle imprese di avere un supporto per sostenere la sperimentazione di progetti di riorganizzazione e di rimodulazione degli orari per una migliore conciliazione famiglia – lavoro. Si tratta dell’Intervento 11, WORK FAMILY – Progetti sui regimi di orario – che mette a disposizione un contributo massimo di 15.000 euro per le imprese che attuano iniziative rivolte a lavoratori con necessità di conciliazione nei confronti di figli di età inferiore a 12 anni o di conviventi, parenti ed affini con bisogno di assistenza accertata da certificazione medica. Tra i costi coperti dal contributo possono rientrare anche le spese di attuazione del progetto, realizzabile anche attraverso l’implementazione del telelavoro e dello smart working.
Per maggiori informazioni agenzialavoro.tn.it/WORK FAMILY – Progetti sui regimi di orario
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