A causa della recente emergenza sanitaria, il termine smart working è ormai da mesi sulla bocca di tutti. Basti pensare che in Italia sono più di 8 milioni i lavoratori che, al fine di assicurare il distanziamento sociale, hanno dovuto (o preferito) abbandonare il proprio ufficio optando per il remote working.
Nonostante i dati possano segnalare una rivoluzione in atto (“+500% di lavoratori in smart working”), è evidente che quello adottato non è un modello organizzativo basato sullo smart working nel vero senso del termine, ma un più semplice “work from home” o telelavoro, che c’entra con lo smart working ma di certo non lo esaurisce.
Tuttavia, è un “primo passo” per la realizzazione di progetti di smart working più strutturati specie in aziende già propense all’innovazione.
Lo smart working (o lavoro agile) è regolato dalla Legge 81 del 2017 in cui è definito come una
modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
Una complessa pratica organizzativa quindi, la cui implementazione richiede tempo, pazienza e perseveranza. Ciò implica:
modificare la cultura organizzativa: lo smart working prevede di adottare una cultura organizzativa fondata sulla delega e il monitoraggio sul raggiungimento dei risultati
modificare lo stile di leadership: da uno stile basato sul controllo ad uno stile basato sulla definizione di obiettivi e di gestione della complessità
adottare sistemi di automazione e digitalizzazione: le tecnologie digitali sono essenziali se si vuole lavorare in modo smart. Per questo, è fondamentale che l’organizzazione investa nell’adozione di tutta un serie di infrastrutture e strumenti tecnologici che garantiscano da un lato l’efficienza nel lavoro, e dall’altro la sicurezza dei dati sensibili
Attività per nulla semplice, che potrebbe essere in parte affidata a figure consulenziali esperte nella materia dando modo al management di estraniarsi dalla fase di analisi e concentrandosi sulla fase di implementazione e messa a punto del piano. Le principali attività che vengono di solito affidate al consulente sullo smart-working sono:
FONTE: Summer School della Cattolica
Manda una mail a info@trentinosocialtank.it o chiamaci al 0461/1840090