L’utilizzo del termine “Coworking” nacque attorno al 2005, quando l’americano Brad Neuberg, oggi anche Senior Software Engineer per Dropbox, decise di dare vita ad uno spazio lavorativo che supportasse varie tipologie di professionisti. Nella sua visione questo ambiente avrebbe dovuto coniugare i vantaggi dell’indipendenza e il valore di una comunità lavorativa intraprendente. Da lì in poi Londra, Berlino e varie città negli Stati Uniti hanno dato vita ai primi spazi professionali condivisi, fino al primo caso italiano a Milano nel 2008.
In modo sintetico possiamo dire che uno spazio di Coworking consiste nella condivisione di ambienti lavorativi da parte di professionisti non appartenenti alla medesima azienda. Tipicamente questi ambienti si presentano come uffici open space con scrivanie condivise da aziende e liberi professionisti, comunicando bisogni e necessità che faticano a integrarsi con i modelli più standard di spazio lavorativo.
Potremmo pensare ad un freelance che lavorando da casa rischia di rimanere isolato, perdendo ritmo, contaminazioni e quindi network necessario alla prosecuzione della sua attività.
Oppure potrebbe trattarsi di professionisti di vario tipo che, viaggiando spesso, necessitano di una scrivania per pochi giorni o addirittura poche ore.
Un terzo esempio può essere costituito da piccole imprese che trovano conveniente non dover affrontare lo scoglio dei costi fissi prediligendo pacchetti su misura in spazi condivisi.
La nostra esperienza ci insegna anche che alcune persone si spostano semplicemente per seguire il proprio partner e ricercano un luogo di lavoro dove poter conciliare professionalità e nuove relazioni.
I numeri ci confermano che gli spazi di coworking sono in continuo aumento, attestandosi oggi in oltre 22.000 spazi in tutto il mondo. È importante sottolineare come la crescita nel 2019 sia in leggero calo ma allo stesso tempo il ritmo di espansione continua ad essere significativo. La prossima conferenza europea sul coworking, che avrà luogo a Varsavia il 13-14-15 novembre, ci aiuterà a fare ulteriore chiarezza sull’andamento e sulle prospettive del coworking a livello europeo e mondiale.
La ricerca rivela che entro la fine del 2019 circa 2.2 milioni di persone avranno la loro scrivania in uno spazio condiviso. Una novità riguarda la crescita di spazi in città medie e piccole che, oltre a portare alla riduzione complessiva di coworkers per struttura, testimoniano come questo sia ormai un modello lavorativo vicino alla maturazione.
Un secondo aspetto interessante è che gli spazi più vecchi sono più soggetti alla chiusura. Questo dato può essere interpretato in diversi modi: da un lato possiamo trovare realtà che scelgono di trasferirsi in spazi più grandi per puntare in modo ancora più deciso sul coworking, dall’altro lato è possibile ipotizzare un trend che vede alcuni spazi cambiare l’idea originale del coworking per costruire veri e propri uffici separati tra loro per affittarli in stabilmente ad aziende.
Prima di avventurarci nell’approfondimento di questi snodi decisionali che possono assumere un ruolo chiave nella decisione di far parte di un coworking, è opportuno specificare che questa indagine si concentra sugli spazi di coworking definiti come “generalisti”, nel senso che al loro interno sono presenti persone con competenze e professionalità differenti. Diversamente possiamo trovare spazi di coworking definiti “verticali”, dove i coworkers vengono selezionati in base al settore, alla professione o al progetto.
Nelle prossime settimane cercheremo quindi di comprendere meglio questo fenomeno, il suo andamento a livello italiano e le prospettive che si possono figurare.
A gennaio Trentino Social Tank si trasferisce in un nuovo spazio di Coworking. Compila il nostro questionario per aiutarci a progettare il nuovo coworking tenendo conto anche delle TUE esigenze!
Potrai vincere una postazione gratis per un mese nel nostro coworking a estrazione.