Sono sempre più le realtà che adottano l’approccio del lavoro per progetti. Non è però altrettanto frequente che questo approccio si sposi con una consapevole ed efficace gestione del progetto.
Qualche tempo fa ho seguito un corso di organizzazione: tempo, spazio, abitudini, cose così…. E’ stato in quel contesto che ho riflettuto per la prima volta sull’etimologia del termine “SUCCESSO”*, sul fatto che avere successo ha a che fare con il far succedere le cose. Vale a dire: non si ha successo senza darsi da fare, non basta il talento come spesso ci vogliono far credere, ci vuole l’impegno, la costanza.
Quindi per avere successo serve un’azione orientata ad uno scopo. Ma siamo certi che questo basti?
Certo che no.
Come in ogni film d’azione che si rispetti, ci vuole un PIANO.
Navigare a vista rischia di farci disperdere energie, soldi, tempo. Quello che ci serve, oltre alla CHIAREZZA DELL’OBIETTIVO e alla SPINTA ALL’AZIONE, è quindi una pianificazione delle cose da fare, dei tempi entro i quali vanno fatte, delle risorse che abbiamo a disposizione, degli aspetti comunicativi, delle relazioni con i portatori d’interesse, dei rischi e degli imprevisti.
Ecco a cosa ci riferiamo quando parliamo di PROJECT MANAGEMENT.
*succèsso s. m. [dal lat. successus -us «avvenimento, buon esito», der. di succedĕre, nel sign. di «avvenire» e in quello di «riuscire, avere buon esito»]
“Quando ci apprestiamo a strutturare un progetto dovrebbe venire naturale interrogarci su quale sarà il suo ciclo di vita intendendo con ciclo di vita le fasi attraverso le quali esso dovrà evolvere per giungere, nel modo più efficace ed efficiente possibile, al raggiungimento degli obiettivi. Porsi consapevolmente il problema è un inizio tutt’altro che scontato, dare risposte corrette e appropriate è un’opportunità da cogliere oltre che una necessità.”
E’ indubbio che la metodologia del PM standardizzata dal Project Management Institute (PMI) consente di massimizzare le possibilità di raggiungimento degli obiettivi ottimizzando al contempo le risorse impiegate. Si tratta di un approccio adatto a tutti i tipi di progetto, indipendentemente dall’entità economica, dall’estensione temporale, dal numero di collaboratori coinvolti e dall’ambito di lavoro.
Ma come si diventa Project Manager?
Le caratteristiche fondamentali di un buon Project Manager sono:
Non è indispensabile per operare in quest’ambito, ma è certamente un ulteriore step che conferisce valore alle competenze nella gestione dei progetti.
Per chi è interessato a capire come funziona, approfondirò il tema in un prossimo articolo.
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