Sappiamo bene tutti quanto conta lavorare in un buon luogo di lavoro, e se incontri le persone giuste nel coworking giusto il gioco è fatto. Per questo abbiamo intervistato e chiesto ad Alberto e Veronica di raccontarci come è nata la loro collaborazione… sentite un po’!
VERONICA: Sono una community manager nel sociale. Ho uno Studio con il quale attivo e gestisco percorsi di partecipazione, reti e progetti di comunità soprattutto nell’ambito del welfare sociale.
ALBERTO: Sono un ingegnere e da sempre mi occupo di informatica. Sono amministratore di un’azienda di software engineering che fa consulenza per istituzioni e per alcuni Governi.
VERONICA: TST mi ha coinvolta ormai diversi anni fa come formatrice nell’ambito dei percorsi per disoccupati. Conduco i moduli formativi che permettono ai corsisti di conoscere le opportunità sul territorio e di trasformare le loro idee in azioni. Recentemente ho attivato un pass per utilizzare all’occorrenza anche il coworking quando sono in zona.
ALBERTO: La mia azienda non ha mai avuto una sede prima di gennaio di quest’anno e ha collaborato con i propri consulenti solo da remoto. Alla fine del lockdown ho avvertito la necessità di avere un centro di gravità più identificabile per le attività aziendali (per me e per i miei collaboratori) e sono venuto in contatto con TST per la sua offerta di spazi di coworking.
VERONICA: Ho conosciuto Alberto a TST durante la pausa pranzo…perché oltre a lavorare alle volte si deve pure mangiare! All’inizio nessuno dei due ha capito bene il lavoro dell’altro ma ci siamo trovati in sintonia.
Stavo lavorando da qualche mese ad un progetto nuovo, che per lo Studio era (è tuttora) un investimento al quale crediamo molto. Un progetto che utilizza la tecnologia a supporto del sociale. È un settore che conosco poco e nella fase di avvio avevo avuto diversi problemi.
Durante un pranzo, chiacchierando, Alberto ha detto un paio di parole magiche che mi hanno fatto pensare “è la persona giusta a cui chiedere un consiglio!”. Le parole magiche sono state “siamo abbastanza piccoli e abbastanza grandi per riuscire a trovare delle soluzioni dinamiche”. E così è stato!
ALBERTO: Poche settimane dopo l’arrivo in TST, durante una pausa pranzo, conosco Veronica, che mi parla di un suo progetto per il cui sviluppo si deve avvalere di un’azienda di informatica. Le propongo una soluzione estremamente semplice senza essere semplicistica, perché il cosiddetto ‘time to market’ era un fattore decisivo. Con un veloce giro di mail troviamo un accordo. Il software è pronto e consegnato.
VERONICA: in un coworking, le persone non sono né colleghi né clienti. E fanno tutte un mestiere diverso dal tuo. Questo presuppone che, conoscendosi in maniera informale, esce molto più forte l’approccio al lavoro delle persone, i loro valori, il modo in cui si lavora. Dalla chiacchiera si trasmette moltissimo e in maniera molto più trasparente cosa fai e come lo fai. Io credo che questo sia molto importante nelle collaborazioni professionali, perchè un “buon lavoro” lo può fare chiunque ma collaborare su un progetto è un’altra cosa.
ALBERTO: La forza di questo spazio è in un aspetto che mi piace moltissimo: è la quotidianità, vissuta insieme volontariamente, fra persone molto eterogenee per interessi, vissuto, e progetti.
Si dice che le idee migliori vengono chiacchierando alla macchinetta del caffè. Qui questi momenti sono molto frequenti, infatti ho già proposto a Veronica e ad altri ‘coworkers’ un progetto che sarebbe bello poter sviluppare. Aggiungo che è uno spazio molto giovane (potrei essere padre di quasi tutti i partecipanti) e questo dà una bella carica 🙂
VERONICA: Abbiamo sviluppato IDA Social Helper, un software che si struttura come un chatbot – con domande e risposte – che i Comuni e gli enti pubblici possono utilizzare per migliorare l’informazione sui servizi che tutti noi cittadini possiamo avere nel momento in cui dovessimo vivere un problema di tipo sociale. Dai problemi di coppia, i conflitti con i figli adolescenti, alla ricerca di lavoro, fino a situazioni più delicate come alcolismo e dipendenze. IDA fornisce una prima risposta a circa 45 situazioni sociali e ti dice chi attorno a te può aiutarti.
ALBERTO: Tecnicamente è una pagina web inseribile in qualsiasi sito. Questa pagina, tramite domande organizzate, fornisce un documento. La difficoltà è stata quella di organizzare il progetto affinchè fosse utilizzabile da subito in contesti completamente diversi.
VERONICA: La natura della nostra collaborazione non è quella di un fornitore-cliente. Abbiamo trovato un terreno comune e, sulla base di questo, abbiamo definito i termini di un “percorso” professionale insieme. Se mi chiedi il valore aggiunto, è sicuramente quello di aver imparato moltissime cose di un settore prima per me sconosciuto… considera che durante i primi incontri io capivo più o meno la metà delle parole tecniche che usavano Alberto, Matteo e Luca! “Puoi spiegarmi meglio questa cosa?” è stata una domanda ricorrente che non li ha spaventati e questo mi ha permesso di capire e conoscere molto!
ALBERTO: Non sento di aver fornito a Veronica solo un software funzionante. Il progetto di Veronica mi piace molto e le ho proposto di farlo diventare un laboratorio comune di collaborazione continuativa. E’ il vantaggio di vivere in spazi comuni non solo per il lavoro, ma anche una bella quotidianità. E’ il vantaggio di lavorare in domini in cui non si ha alcuna competenza: si impara molto e si può offrire una soluzione ‘inattesa’. Il progetto darà grandi frutti, soprattutto quando avrò capito che lavoro fa Veronica 🙂