LE NUOVE TECNOLOGIE COME SNODO CRUCIALE PER CREARE VALORE E CRESCITA NELLE IMPRESE
Una ricerca della McKinsey ha messo in luce come la mancanza di abilità tecnologiche stia rallentando “l’evoluzione dei format produttivi” nazionali, quella trasformazione (inarrestabile e ineludibile) racchiusa nella definizione di “industria 4.0”. L’Italia, purtroppo, si pone piuttosto lontana dagli altri paesi europei – simili per PIL pro-capite, Francia, Germania e Gran Bretagna in particolare – nel rapporto tra lavoratori HRST (human resources in science and technology) e addetti manifatturieri complessivi. A questo va aggiunto che solo il 40% degli addetti delle PMI (il 97% delle imprese italiane) svolge attività formativa continuativa, a differenza delle grandi imprese dove una maggiore dimestichezza con gli strumenti di gestione delle risorse umane fa sì che quel dato superi il 50%. Ma le PMI manifatturiere sono state, ed è probabile che lo saranno ancora, il “motore” della crescita del PIL nazionale, e lo si può notare dall’aumento degli investimenti negli ultimi tre anni si sono riposizionati su livelli pre-2007.
Offrire occasioni formative sulle competenze digitali per i lavoratori delle PMI è quindi una priorità, non dimenticando però, che i primi interessati saranno lavoratori già esperti: 40 e 50enni (spesso piccoli imprenditori impegnati in prima linea) che dovranno ricollocarsi dentro produzioni dove a farla da padrona saranno macchinari più simili alle stampanti 3D che non a torni computerizzati, magari per realizzare forchette disegnate in Danimarca e destinate ai mercati del nord-Africa. Smart production, crossing devices e export sono già entrate nel gergo comune: nel prossimo futuro vedremo come saremo capaci di “metterle in produzione”.
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